Archivi del mese: ottobre 2013

api e neonicotinoidi

http://www.impresamia.com/component/content/article/169-news/31421-agricoltura-le-api-e-i-neonicotinoidi-quattro-giorni-di-confronto-a-padova-5-8-novembre.html

AGRICOLTURA – Le api e i neonicotinoidi: quattro giorni di confronto a Padova, 5-8 novembre,

A Padova, 5-8 novembre, 7° Simposio internazionale sui pesticidi sistemici, promosso da Veneto Agricoltura e Università, con scienziati da tutto il mondo, per diminuire la tossicità dei fitofarmaci. E’ possibile difendere le colture agricole, e la salute delle persone e quella della biodiversità, anzitutto le api? La quattro giorni in programma da martedì prossimo tra Legnaro e Padova si pone, in fondo, questo obiettivo. Al centro delle riflessioni i “neonicotinoidi”, potenti fitofarmaci al bando in Italia come concianti (sostanze chimiche usate sul seme per proteggerlo) su mais dal 2008, attraverso i decreti di sospensiva al loro utilizzo avviati dall’allora ministro all’Agricoltura Luca Zaia. Il Palazzo del Bo, sede storica dell’Università patavina, e la Corte Benedettina di Veneto Agricoltura (a Legnaro, PD) ospiteranno quindi dal 5 al 8 novembre, il 7° Simposio internazionale sui pesticidi sistemici, evento che vedrà la partecipazione di ricercatori da tutto il mondo, ovvero i componenti di una task force (TFSP) altamente specializzata e multi-disciplinare istituita sotto gli auspici di IUCN, SSC e CEM e coordinata da Maarten Bijleveld van Lexmond. Padova e Legnaro accoglieranno quindi la prossima settimana esperti di alto livello per le problematiche relative all’utilizzo dei fitofarmaci e dei loro effetti. Per Veneto Agricoltura, che promuove le quattro giornate di studio, questo appuntamento rappresenta un importante riconoscimento al lavoro di ricerca e sperimentazione svolto in questo campo presso le sue aziende agricole e non solo. Il Simposio prenderà il via martedì 5 novembre (ore 9,30) al Palazzo del Bo con un incontro introduttivo che vedrà la presenza, tra gli altri, del commissario straordinario di Veneto Agricoltura, Giuseppe Nezzo. Tutti i seminari e i focus della kermesse, in programma dal pomeriggio di martedì fino a venerdì, si svolgeranno invece a Legnaro (PD), presso la Corte Benedettina di Veneto Agricoltura. Tra i diversi incontri in calendario, va segnalato il Forum Fitoiatrico sui neonicotinoidi in programma venerdì 8 novembre. L’importanza dell’incontro sta nel fatto che negli ultimi anni l’uso di queste sostanze chimiche è diventato incerto a causa degli effetti ambientali, tra cui la riconosciuta tossicità sugli insetti pronubi e in particolare le api. La stessa Unione Europea sta confermando la messa al bando di questi prodotti, allineandosi a quanto l’Italia aveva anticipato fin dal 2008 con i decreti di sospensiva al loro utilizzo avviati dall’allora ministro Zaia. In questo caso, è proprio il caso di dirlo, non è l’Italia che ha dovuto adeguarsi all’Europa ma viceversa. I lavori e i risultati della task force saranno messi a disposizione dei tecnici, agricoltori e apicoltori, in particolare saranno forniti aggiornamenti scientifici e normativi.

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conferenze

Gentili,  augurandoci di fare cosa gradita vi invitiamo a L’ECONOMIA INNOMINABILE: INQUINAMENTO, CORRUZIONE E CRIMINALITÀ, un ciclo di seminari aperti alla cittadinanza  organizzati da Osservatorio Ambiente e Legalità – Venezia in collaborazione con Università IUAV di Venezia. I seminari si svolgeranno nell’ambito del corso “Economia e politica dello sviluppo sostenibile del territorio”, corso di laurea in Pianificazione Urbanistica e Territoriale. Introdurrà le relazioni Stefania Tonin, economista.

L’ECONOMIA INNOMINABILE: INQUINAMENTO, CORRUZIONE E CRIMINALITÀ – 12 novembre ore 11.30 Palazzo Badoer, Università IUAV di Venezia. Martina Osetta, Università di Trento – L’intreccio perverso: traffico di rifiuti ed evasione fiscale.

25 novembre ore 11.30 Palazzo Badoer, Università IUAV di Venezia – Simone Grillo, Fondazione culturale Responsabilità Etica. Il vento di Cosa nostra: energie rinnovabili e criminalità organizzata.

9 dicembre ore 11.30 Palazzo Badoer, Università IUAV di Venezia – Nicola Destro, Università di Padova – Edilizia e legalità debole: l’abusivismo in salsa veneta.

Per ulteriori informazioni: osservatorio@legambienteveneto.it  – www.osservatorioambientelegalitavenezia.it/.

 

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case in legno

CHIARELLO

scandaloso

Venezia, 23 marzo 2012 – Comunicato Stampa. Emendamento scandalo: Consiglio Regionale schiavo della casta delle minerali. Ridotti canoni acque minerali fino al 2015. “Oltraggio alla Giornata Mondiale dell’Acqua”. Legambiente: “Persi oltre 10 milioni di euro”.

http://www.legambienterivierabrenta.org/acque-minerali-in-veneto-privatizzazione-di-fatto-delle-sorgenti/

“Concessioni pubbliche da pochi euro: le aziende guadagnano milioni, mentre i cittadini pagano la crisi”. “Il Consiglio Regionale ha approvato, con i voti della maggioranza, l’ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini veneti”. Queste le parole di Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, a commento del voto favorevole al maxi emendamento alla Legge Finanziaria 2012 che proroga al 2015 le riduzioni del pagamento dei diritti di prelievo delle acque minerali, previste dalla Legge 22/2009. La Legge Regionale 10.10.1989 n.40 “Disciplina della ricerca, coltivazione e utilizzo delle acque minerali e termali”, all’art. 5, poi modificato dall’art. 6 della Legge Finanziaria Regionale 2007, fissa un canone di concessione per volume imbottigliato pari a 3,00 euro al metro cubo. Con il voto di ieri, il Consiglio Regionale proroga al 2015 la riduzione del canone concesso per gli anni 2010/2012 fissato a 1,5 euro per metro cubo di acqua e suoi derivati prodotti, imbottigliati in contenitori di plastica e a 1,00 euro a metro cubo di acqua e suoi derivati prodotti, imbottigliati in contenitori di vetro. “Con questa decisione la Regione Veneto manda in fumo introiti per oltre 10 milioni di euro”. Come dichiarato dal Servizio Tutela Acque – Ufficio Acque Minerali e Termali della Regione Veneto, in risposta al questionario inviato da Legambiente ed AltrEconomia nell’autunno 2011, i volumi imbottigliati dalle aziende titolari di concessioni in Veneto ammontano a 2.504.330,238 metri cubi, di cui 2.378.297,818 imbottigliati in contenitori di plastica e 126.032,420 in contenitori di vetro. Questo significa un introito per le casse regionali pari a 3.693.479,147 con il canone agevolato, a fronte di un incasso pari a 7.512.990,714 se fosse stato applicato il canone stabilito dalla vigente legislazione in materia.
“Un mancato incasso di oltre 3 milioni 800 mila euro all’anno, 11,4 milioni in tre anni – spiega il Presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro – che sarebbero potuti essere reinvestiti in progetti riguardanti la conservazione e la ricarica delle falde acquifere, l’ammodernamento delle reti idriche pubbliche, nonché a compensazione dei danni diretti e indiretti provocati nei comuni ove hanno sede gli impianti e in quelli contermini e per finanziare campagne di sensibilizzazione al risparmio idrico ed al consumo consapevole dell’acqua, esattamente come stabilito dalla normativa regionale”. Secondo l’esponente ambientalista: “il sistema di “privatizzazione di fatto” delle sorgenti e di pagamento di canoni irrisori agli enti locali competenti continua a garantire alle società di imbottigliamento guadagni vertiginosi. La mancanza di una legge nazionale ha provocato una situazione da vero e proprio far west in cui ogni Regione decide in modo autonomi l’importo e il criterio secondo cui applicare i canoni”. Nel 2006 la Conferenza delle Regioni aveva dato indicazioni per una revisione dei canoni, indicando tre tipologie di canone (da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa). Ma da allora solo 13 Regioni hanno rivisto la normativa. Di queste regioni, 9 hanno recepito le indicazioni in modo solo parziale o al ribasso. “In questo modo – insiste Lazzaro – le casse delle Regioni rimangono praticamente vuote mentre le società imbottigliatrici continuano a fare profitti stellari. La revisione dei canoni è fondamentale in tempi di crisi economica e di gravi tagli dei contributi agli enti locali. La Regione Veneto, invece, si fa scudo proprio della tragica congiuntura economica per garantire alla casta delle minerali uno status quo che rappresenta uno schiaffo ai cittadini oggi in difficoltà”. Ed ecco la proposta di Legambiente: se invece di applicare i canoni indicati, si passasse, a livello nazionale, a un canone uguale per tutto il territorio di 10 euro a metro cubo imbottigliato, solo nel 2010 si sarebbero ricavati ben 122 milioni di euro, appena il 5% del totale dei guadagni annuali delle aziende imbottigliatrici, che potrebbero essere reinvestiti ad esempio nell’ammodernamento impiantistico nel ciclo delle acque. Un aumento dei canoni porterebbe sicuramente anche altri vantaggi, in primo luogo l’aumento dei prezzi e il riallineamento dei consumi alle medie europee, ovvero verso il basso, riducendo in questo modo l’impatto ambientale di tutto il ‘business dell’oro blu in bottiglia’. Business che ad oggi prevede l’utilizzo di oltre 350mila tonnellate di PET, per un consumo di circa 700mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2. Delle bottiglie utilizzate il 78% sono in plastica e solo un terzo viene riciclato mentre i restanti due terzi finiscono in discarica o in un inceneritore, per non dimenticare l’impatto dei trasporti su camion del 85% delle bottiglie. Un processo di revisione e innalzamento dei canoni consentirebbe quindi di alleggerire il territorio e gli enti locali dal peso dell’inquinamento e degli interventi necessari a fronteggiarlo. Ma, probabilmente – conclude Lazzaro – gli interessi delle aziende contano, per il Consiglio Regionale, molto di più delle esigenze di Comuni e cittadini”.

le origini di Venezia

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workshop agricoltura ed alimentazione

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contratto di fiume per il Sile

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COMUNICATO STAMPA DEL 18/10/2013

L’Enel “secca” il Sagittario nella Riserva e Oasi WWF delle Gole del Sagittario. Maldestra operazione alla diga di S. Domenico toglie l’acqua per ore al fiume. Il WWF: sanzioni ai responsabili, è un Sito di Interesse Comunitario.

Il WWF interviene sull’incredibile caso del Fiume Sagittario mandato completamente “in secca” all’interno della Riserva naturale regionale e Oasi WWF Gole del Sagittario tra Villalago ed Anversa degli Abruzzi (AQ). A causa di una maldestra operazione di manutenzione dell’ENEL presso la Diga di S. Domenico, il rilascio è stato modificato in maniera tale da non far arrivare per diverse ore neanche un litro di acqua nell’alveo del fiume proprio in uno dei tratti più significativi dal punto di vista naturalistico. Solo grazie al personale della Riserva delle Gole del Sagittario è stato richiesto un immediato sopralluogo al Corpo Forestale dello Stato e all’ENEL stessa che ha provveduto ad apportare un’ulteriore modifica al rilascio di acqua da monte assicurando la ripresa in tarda serata del deflusso. Il Direttore della Riserva ha provveduto a verbalizzare l’accaduto ai fini dell’espletamento degli atti successivi che appaiono doverosi, come un esposto alla Procura da parte degli enti competenti, a partire dal Corpo Forestale dello Stato che è l’organo di vigilanza preposto al rispetto del Decreto del Presidente della Repubblica 357/97 che tutela i Siti di Interesse Comunitario come le Gole del Sagittario. Dichiara il Presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio “Quanto accaduto ha dell’incredibile. Anni di sforzi per la conservazione della natura portati avanti anche con risorse pubbliche possono essere sacrificati a causa di un’operazione maldestra che non appare essere stata pianificata secondo i principi europei. Infatti tutti gli interventi che anche solo potenzialmente possono influenzare negativamente un Sito di Interesse Comunitario devono essere assoggettati preliminarmente a Valutazione di Incidenza Ambientale, richiesta dalla Direttiva 43/92/CEE “Habitat”. Per ore il corso d’acqua è andato completamente a secco. Per quanto riguarda le conseguenze basti pensare alla fauna ittica, visto che la trota si riproduce proprio ad ottobre deponendo sul fondo dell’alveo le proprie uova. Inoltre, tutta la flora e la fauna del fiume strettamente connessa all’acqua, come plecotteri, efemerotteri e decine di altri organismi, sono stati gravemente impattati da questa operazione. Ritengo doveroso per gli enti pubblici competenti, dalla Regione Abruzzo al Corpo Forestale dello Stato, intervenire per individuare le responsabilità e sanzionarle visto che esistono precisi obblighi di tutela che devono essere rispettati. Basti pensare che la rilevanza ambientale dei Siti di Interesse Comunitari è tale che recentemente è stato introdotto nel Codice Penale un reato apposito relativo alla perturbazione di habitat e specie protette in questi siti.

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corso viticoltura biodinamica

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dai pesticidi al biologico

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