Archivi del mese: agosto 2015

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libro su grandi opere inutili

Schermata-2015-05-20-a-21.05.27  (Tratto dal blog www.marcoboschini.it). La bellezza tradita – 29 luglio 2015.

Inquinamento ambientale, certo, ma anche un danno sociale di inestimabile portata. Interi quartieri nei quali i bambini cresceranno con davanti agli occhi brutture di cemento inutile. Come fa un bambino che vive in un quartiere difficile come Librino di Catania ad apprezzare uno Stato che non ti dà le fogne ma ti costruisce un cubo di cemento per un palazzetto mai aperto? Come fa un bambino di Amalfi ad apprezzare la cosa pubblica che ti ha piantato nel cuore di un promontorio stupendo che dà sul mare un ospedale vuoto e in abbandono? E’ forse questo, al di là dello spreco di denaro, il danno più grande delle piccole e grandi incompiute d’Italia.”

A scriverlo è Antonio Fraschilla giornalista de “La Repubblica” che nel suo ultimo libro “Grandi e inutili” (Einaudi, 2015) racconta di come Governi, Regioni e Comuni hanno sprecato miliardi per realizzare infrastrutture e opere troppo grandi, spesso inutili e dannose per ambiente e comunità locali.

Ci sono tutte, le grandi incompiute di un Paese strano, sempre privo di risorse quando si tratta di difendere il welfare sociale o il lavoro, capace al contempo di gettare dalla finestra una montagna di soldi pubblici per soddisfare appetiti e speculazioni di ogni sorta, dalla Salerno-Reggio Calabria alla piscina olimpionica nel paesello di campagna.

C’è, soprattutto, questa idea del bello tradita, da chi teoricamente dovrebbe farsene paladino, le istituzioni. A chiedercelo, di difenderla, ci sarebbe nientemeno che la Costituzione nel suo punto forse più disatteso, l’articolo 9. Uno scempio dopo l’altro, però, a vincere è la rassegnazione di comunità locali che si accontentano delle briciole (qualche promessa di lavoro) in cambio di ferite che resteranno aperte per generazioni.

E, infine, c’è la grande idiozia relativa alla gestione del dissesto idrogeologico. “C’è un’Italia che ogni giorno muore, travolta da fiumi e torrenti in piena, da colline che franano, da fango e terra… c’è un intero Paese che rischia di venire giù ogni giorno che Dio manda in terra, basta che piova appena un po’ più del normale. I tecnici chiamano questo fenomeno dissesto idrogeologico. E in nome di questo rischio incombente, dovuto ad anni ed anni di abusivismo edilizio, cemento sui gretti di fiumare e corsi d’acqua e zone pericolose diventate improvvisamente edificabili, l’Italia ha speso un fiume di denaro per tamponare le emergenze”.

Fraschilla compie un viaggio che è una fotografia desolante di un Paese che non sembra trovare il modo per uscire da un pantano di inefficienze e malgoverno. E’ un libro che assomiglia a un servizio di “Report”, o a un reportage di “Presa Diretta”. E in effetti l’effetto che fa è un po’ il medesimo: rabbia e sconforto. Ai lettori il compito di trovare le risorse (questa volta non economiche…) per non lasciarsi travolge da un’onda di rassegnazione che porta all’inazione. Perché questo è il tempo che le persone per bene escano di casa, e ricomincino a presidiare gli spazi pubblici, da protagonisti attivi di un cambiamento necessario. Nel testo, di tanto in tanto, qualche buona notizia dimostra che in fondo è possibile. Basta volerlo.

 

 

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