Archivi del mese: febbraio 2017

vietato l’uso di 2 funcicidi sul prosecco

RAI3 VENETO pag. 19:39 · 26-02-2017

TGR VENETO H 19.30 (Ora: 19:39:53 Min: 2:30) 

vietato l’uso di 2 fungicidi sul prosecco

 

manifestazione contro politiche ambientali regionali – rinviata al 12 marzo

immagine

IN VENETO LA CACCIA NON FINISCE MAI

1 Una Regione al servizio della lobby venatoria.

2 Nel Veneto gli animali sono gestiti nell’interesse esclusivo dei cacciatori.

3 Come la lobby crea la psicosi che fa sembrare necessario abbattere i “nocivi”.

4 I cacciatori hanno ottenuto l’impunità da parte di questa giunta regionale.

5 Il Veneto ha molti meno Parchi delle altre Regioni, ma adesso chiude anche quelli e manda dentro i cacciatori. 

6 Come hanno fatto vent’anni fa i cacciatori a crearsi la possibilità di andare a sparare dentro il Parco dei Colli Euganei.

7 La Giunta Zaia punta sulla disinformazione dei Veneti.

 

Sabato 4 febbraio a Treviso si è fatta una festa perché ufficialmente dal giorno 10 febbraio la caccia è chiusa.

Abbiamo voluto celebrare quella data perché abbiamo voluto fingere che da quel giorno la pace torni nelle nostre campagne, e che l’infinito macello sia, almeno per un poco, terminato.

La realtà però è molto diversa.

Il Veneto è da vent’anni comandato in ogni suo aspetto dalla lobby dei cacciatori, che sono lo 0,8 per cento della popolazione.

Una Regione al servizio della lobby venatoria

L’attuale giunta Zaia passerà alla storia per essere la più collusa, acquiescente e obbediente amministrazione che abbia mai governato il Veneto: governato nell’interesse della lobby venatoria.

L’ultimo anno la legge regionale sulla caccia è stata modificata sei volte da questa giunta, e queste modifiche vanno ad aggiungersi alle precedenti 21 modifiche in ventidue anni, tutte sempre nella direzione di  favorire i cacciatori.

Dal 10 febbraio i cacciatori veneti potranno continuare a sparare agli animali grazie alle innumerevoli leggine e delibere di giunta che l’Amministrazione ha preparato per il divertimento dei cacciatori, che non possono aspettare fino a settembre per ricominciare ad uccidere gli animali, e così da domani andranno a sparare alle Nutrie, ai Cinghiali, alle Volpi, alle Gazze, alle Ghiandaie, ai Colombi ed alle Cornacchie.

Per questa giunta regionale tutti questi sono animali nocivi, e la loro qualifica di nocivi deriva dal fatto che i cacciatori li considerano loro rivali nell’uccisione degli animali.

L’ambiente e la natura del Veneto sono all’esclusivo servizio dei cacciatori: se qualcosa va bene a loro può esistere, se nuoce ai loro interessi va sterminata.

Gli equilibri ecologici qui da noi sono elementari, alla faccia degli studi dei biologi: se un animale conviene ai cacciatori, ad esempio perché può essere divertente ucciderlo, va bene, altrimenti viene dichiarato “nocivo”, indipendentemente dal fatto che magari ricopra un ruolo fondamentale nell’ambiente.

Nel Veneto gli animali sono gestiti nell’interesse esclusivo dei cacciatori

Le Volpi, ad esempio, sono l’unico predatore che catturi le Nutrie.

Dato però che i cacciatori hanno da decenni sterminato i Fagiani, le Lepri, le Starne e le Quaglie che popolavano le nostre campagne, è diventato necessario ripopolare ogni quindici o venti giorni il Veneto di animali allevati nei capannoni, che possano essere “liberati” il venerdì (quando la caccia è chiusa) per potergli sparare il sabato.

Se queste “liberazioni” non avvenissero con decine di migliaia di esemplari “pronta caccia” i cacciatori non avrebbero praticamente più nulla da uccidere, e tutto il sistema del voto di scambio andrebbe in crisi.

La Volpe, però, trova estremamente facile e conveniente predare questi Fagiani e queste Lepri allevate nei capannoni, prive di qualsiasi istinto di difesa o di paura, e quindi fa strage di questi animali di allevamento.

Questo non può essere accettato dai cacciatori, che quindi riescono sempre ad ottenere Delibere Provinciali per il “controllo” delle Volpi.

Facciamo incidentalmente notare che i cacciatori sono persone sensibili e delicate: non parlano mai di “uccisione” ma di “prelievo”; non discutono mai di “sterminio” di una specie, ma solo di “controllo”. Non c’è mai l’animale morto, ma c’è “la spoglia”.

Non c’è anzi nemmeno mai la parola ”animale”: c’è il “selvatico”, che così fa meno impressione.

Uccisori a qualunque costo, e ipocriti, che non hanno il coraggio di dire che la loro passione è una sola: uccidere, uccidere, uccidere.

Le Volpi vengono uccise durante il periodo di caccia, dato che sono specie cacciabile, ma anche tutto il resto dell’anno, e specialmente vengono uccise nella loro tana, durante l’allevamento dei cuccioli.

Si usano dei cani da tana, che entrano ad uccidere i cuccioli di uno o due mesi, oltre naturalmente ai genitori. Se qualche Volpe cerca di scappare fuori ci sono i cacciatori con le mazze e con i fucili.

Le Province danno ai cacciatori che ci difendono da questi mostri assassini dei fogli, che servono a registrare il massacro: “Adulti numero….”, “Cuccioli numero…”.

I cacciatori che difendono la civiltà occidentale da questi mostri ricevono anche degli indennizzi economici. Il loro coraggio va ricompensato.

Dato che i cacciatori sono spesso dei vecchi con la quarta elementare come titolo d’istruzione medio (secondo una statistica pubblicata da una delle loro associazioni) ne consegue che sono pensionati ed hanno tanto tempo libero.

Perché non si annoino bisogna dargli da fare, cioè mandarli ad uccidere qualche animale. Ultimamente è stata fatta una legge perché le Nutrie possano essere uccise di giorno e di notte, in campagna ed in città.

Come la lobby crea la psicosi che fa sembrare necessario abbattere i “nocivi”.

Per far questo si è dovuta alimentare la psicosi da Nutria, inventandosi la loro presenza anche dove nessuno ne ha mai visto una, ma si sa che i Veneti non sono tanto intelligenti, e soprattutto non hanno voglia di interrogarsi sulle cose.

“Se dicono che le Nutrie sono dappertutto sarà vero! E poi sono così brutte, con i denti gialli e la coda da topo!”

Eroici Vigili Urbani sono stati visti COMBATTERE contro le Nutrie.

Donne con i bambini sono state INSEGUITE da questi feroci predatori erbivori.

Nei paesi verranno eretti monumenti a questi eroi popolari che si sono sacrificati per la collettività.

Per fortuna però adesso i cacciatori sono stati ufficialmente investiti del compito di fronteggiare la minaccia, e così sono stati autorizzati ad ucciderle in ogni ora del giorno e della notte, per 365 giorni all’anno, aumentando di 6,3 volte il tempo nel quale possono circolare con il fucile in mano.

Nessun governo aveva mai realizzato così perfettamente la felicità dei cacciatori.

I cacciatori hanno ottenuto l’impunità da parte di questa giunta regionale.

Questo però non è bastato ancora.

Durante la caccia i cacciatori si introducono sempre con i loro cani ed i loro fucili nei terreni coltivati dai contadini o nei cortili delle loro case, danneggiando colture ed uccidendo animali domestici.

La gente protesta: vengono aggrediti a parole e si tenta di mandarli fuori dalle proprietà danneggiate: la loro delicata sensibilità rimane offesa.

La giunta Zaia quindici giorni fa ha pertanto votato una legge, detta “Del disturbo venatorio” in forza della quale chi disturba i cacciatori verrà multato con una sanzione di 1200 euro, mentre la sanzione più alta per i cacciatori rimane quella di 412 euro.

Chi va a caccia a ridosso delle case o delle strade, chi lascia che i propri cani facciano strage di polli, gatti e cani nei cortili delle case, rischia una multa di 206 euro, ammesso che qualcuno vada a prenderlo.

Ricordiamo che in Italia vige ancora l’osceno articolo 842 del Codice Civile, che è un mostro giuridico che naturalmente non esiste in alcun altro Paese civile: durante l’anno 1942 il Fascismo ha voluto questo articolo “allo scopo di favorire l’indispensabile educazione premilitare nella popolazione”.

Ecco il testo: “Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno.

Egli può sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall’autorità”.

A questo punto dovete sapere che il Governatore più amato dagli italiani ha un ufficio con otto impiegati che hanno il compito di curare la sua immagine, e che naturalmente vengono pagati con le tasse dei cittadini.

Di fronte alle proteste che l’infame legge sul Disturbo Venatorio ha suscitato nella nostra Regione, questo ufficio per la cura dell’immagine del Governatore gli ha consigliato di far vedere che stava correndo ai ripari.

Zaia quindi, nel modo più goffo e più improvvisato, ha fatto finta di prendere provvedimenti contro il dilagare dei cacciatori.

Tutti i giornali del Veneto, informati da quell’ufficio con gli otto addetti all’immagine, hanno dato risalto ad un fantomatico NUOVO articolo 35 della Legge Regionale N° 50 del 1993, che sarà discusso in Consiglio Regionale nei prossimi giorni.

Questa “novità” di Zaia è invece soltanto la riscrittura letterale, parola per parola e virgola per virgola, dell’articolo 35 che era stato scritto nel 1993, con la semplice conversione del valore delle sanzioni dalle lire agli euro. Naturalmente, nel momento che si traducevano le multe dalle lire agli euro ci si è “dimenticati” di adeguare gli importi secondo l’inflazione o l’aumento del costo della vita, e così le multe sono ancora quelle del 1993, perché altrimenti i poveri cacciatori avrebbero protestato.

Quali altre multe vengono pagate in Italia con i valori del 1993? Non quelle per il divieto di sosta o quelle per l’eccesso di velocità, né tantomeno quelle per chi guida l’auto avendo bevuto un bicchiere di vino.

E guidare l’auto è una necessità essenziale e inderogabile per tutti, e non l’hobby sanguinario dello 0,8 per cento dei veneti.

E’ per questo che diciamo: IN VENETO LA CACCIA NON FINISCE MAI!

Ma a quelli della lobby tutto questo non basta ancora, e lavorano di continuo per portarci via sempre di più la nostra Regione.

Il Veneto ha molti meno Parchi delle altre Regioni, ma adesso chiude anche quelli e manda dentro i cacciatori. 

Il Veneto ha meno Parchi naturali delle altre Regioni italiane di importanza simile, sia per numero, sia per estensione.

I Parchi sono il 4,8 % del Veneto, contro l’8,5 % del Piemonte, il 20 % del Trentino ed il 22,1 % della Lombardia: sei volte e mezzo di più!

Nei prossimi mesi i Parchi del Veneto verranno smantellati.

Si comincerà da quello dei Colli Euganei, poi si passerà a quello della Lessinia, poi a quelli del Delta del Po e delle Dolomiti Bellunesi.

Lo smantellamento del Parco dei Colli Euganei avrebbe già dovuto essere votato un mese fa, e verrà invece votato a Marzo.

In tutto il resto del mondo i Parchi vengono istituiti, non smantellati.

Vi sfidiamo a trovare in tutto il mondo un solo Parco che nel corso dell’ultimo secolo sia stato chiuso.

Come si fa a togliere un Parco ai Veneti senza che protestino? Basta convincerli che è per il loro bene, e che è il male minore.

Si crea un danno per alcune categorie, ad esempio i contadini; si condizionano ed indirizzano gli organi di stampa; contando sull’ignoranza e la semplicità dei Veneti si alimenta l’allarme ed il disagio.

Come hanno fatto vent’anni fa i cacciatori a crearsi la possibilità di andare a sparare dentro il Parco dei Colli Euganei.

I cinghiali a Padova non c’erano mai stati, e non potevano certo arrivare dagli Appennini perché i Colli Euganei sono isolati in mezzo alla pianura.

Fiumi, strade, autostrade e ferrovie impedivano lo spostamento dei cinghiali. La soluzione è stata facile e divertente: da vent’anni i cacciatori a Padova stanno continuando a liberare cinghiali in quantità tali che poi le autorità li autorizzano ad ucciderne con i fucili più di mille ogni anno.

Tutti gli inviti che noi ambientalisti abbiamo fatto affinché vengano attuati anche a Padova i programmi di sterilizzazione chimica che nei Paesi civili vengono usati per contenere e ridurre numericamente i cinghiali sono stati sempre disattesi dai Direttori del Parco, che devono rispondere agli ordini della lobby venatorio-politica.

E’ stato dimostrato attraverso l’esame del DNA che le popolazioni di cinghiali dei Colli Euganei appartengono a ceppi genetici diversi e continuamente mutevoli. Questo significa che qualcuno continua a portare lì le femmine gravide comperate negli allevamenti e a liberarle perché si riproducano.

Questa strategia collaudata, tanto criminale quanto efficace, viene in questi stessi momenti applicata dappertutto, in ogni località collinare e montana del Veneto.

Portano i cinghiali di notte, aspettano qualche mese che si riproducano, fotografano le tracce del loro passaggio, scatenano l’allarme presso gli abitanti, (anche perché i cinghiali sono grossi!), e poi chiamano i cacciatori a salvare l’umanità.

Noi veneti ci caschiamo e stiamo zitti. Adesso sui Colli Euganei le autorità vogliono creare una Denominazione di Origine Protetta: CINGHIALE ORIGINALE DEI COLLI EUGANEI DOP.

Si fa finta di volerli eliminare, facendo però in modo che il macello possa continuare per il divertimento degli uccisori e per il guadagno dei ristoratori.

Non si potrebbe dare l’antifecondativo ad animali che devono finire sulle tavole dei ristoranti come piatto tipico. Il Parco dei Colli Euganei è diventato un allevamento ed un macello all’aperto.

I politici della lobby sanno bene che i veneti quando hanno la pancia piena non danno fastidi.

La Giunta Zaia punta sulla disinformazione dei Veneti.

Sul Giornale di Vicenza di Giovedì 2 febbraio Zaia raccontava che nel Parco dei Colli Euganei ci sono 8.000 cinghiali. Il Parco ha una superficie di 18.700 ettari, e quindi ci vuol far credere che c’è un cinghiale ogni 2,33 ettari.

Secondo Zaia ogni cinghiale dispone di un quadrato di 152 metri di lato: poco più di un campo da calcio. In questo quadratino di 152 metri di lato sono comprese anche i Paesi, le case isolate, le stalle, le strade, i prati aperti.

Per quelli che non credono alle menzogne di questa gente, noi faremo una manifestazione contro lo smantellamento dei Parchi del Veneto, domenica 5 marzo a San Vendemiano, a casa di Zaia, il governatore più amato dagli italiani.

Vi chiediamo di essere là alle dieci di mattina, tanti, arrabbiati e pronti a fargli capire che non siamo tutti così stupidi come crede lui.

Dobbiamo fargli capire che LUI NON CI RAPPRESENTA, che ci ha stufato con le sue prese in giro, e che le sue fortune stanno per cambiare.

DOMENICA 5 MARZO A SAN VENDEMIANO, ALLE DIECI E MEZZO DEL MATTINO.

Pubblicità
Immagine

costruire case sostenibili

case

passeggiate tra inverno e primavera per conoscere il territorio

logo

Gruppo Locale Montello Piave – Organizzazione Aggregata Terre del Piave TV – BL

Passeggiate tra inverno e primavera per conoscere il territorio

 

26 febbraio        Colline di Castelcucco – lungo il torrente Muson     

12 marzo            Val Trippera a S. Pietro di Feletto

26 marzo           Bosco ripario del Piave a Bigolino

9 aprile               Natura, storia e arte sacra sui pendii di Sovramonte

7 maggio           Campi chiusi dei Palù a Moriago della Battaglia

28 maggio         Oasi WWF di Valtrigona – Passo Manghen

 

Si parte dal parcheggio della biblioteca comunale di Montebelluna alle ore 8.30.

Per le escursioni a Sovramonte e al Passo Manghen il ritorno è previsto nel tardo pomeriggio. Per le altre mete il ritorno è previsto per le 12.30 -13.00.

Si consiglia un abbigliamento appropriato con scarpe adeguate. In caso di pioggia la passeggiata verrà annullata.

 

  1. N. B. Gli organizzatori declinano ogni responsabilità per eventuali danni a persone o cose. L’escursione è gratuita

Il Gruppo Montello – Piave si riunisce ogni mercoledì dalle ore 21.00 a Casa Sartena – via Facin 1 (PEEP Bertolini) – Montebelluna.

Se pensi che valga la pena di prendersi a cuore l’ambiente, versa il tuo 5 per mille al WWF  – Codice fiscale WWF 80078430586

Immagine

Genuino Clandestino a TV – febbraio 2017

gc-febbraio

Immagine

vigneti e paesaggio

vigneti

Immagine

serata informativa sulla SPV

spv

Pista da cross, chiesti i danni al Comune.

12 febbraio 2017 – Azione legale di residenti, ambientalisti e M5S contro amministrazione e motoclub: risarcimento e stop all’attività. Gino Zangrando – La Tribuna di TV

GIAVERA – Ieri al ristorante Boomerang di Santi Angeli si è tenuto un acceso confronto tra i residenti, le associazioni contrarie alla pista di motocross ed esponenti del motoclub Montello che la gestisce. L’occasione è stata la conferenza stampa aperta al pubblico convocata dal Movimento 5 Stelle, dagli ambientalisti e dal vicino della pista Giorgio Marcon. Lo scopo dell’incontro era presentare l’azione legale con cui vengono chiesti risarcimenti danni al Comune e al motoclub stesso oltre che lo stop all’attività della pista che si trova nell’area montelliana dagli anni Settanta. Nel 2015 la Regione, su sollecitazione del consigliere pentastelato Simona Scarabel, presente alla conferenza di ieri, ha ritirato un contributo di 263 mila euro per il parco Santi Angeli. La pista si trova all’interno di questo parco inaugurato nell’aprile 2014 sotto l’amministrazione di Fausto Gottardo. Secondo la lettera ufficiale inviata a suo tempo da Venezia al Comune di Giavera: «Non si ritengono conseguite né conseguibili le finalità del progetto, che consistono nella valorizzazione turistico ricreativa dell’area». Secondo i residenti e le associazioni ambientaliste, il progetto sarebbe a tutto vantaggio della pista di motocross che si trova nell’area da 40 anni. In questo quadro Alessandra Tura del WWF ha contestato la convenzione stipulata dall’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Maurizio Cavallin, e il motoclub Montello che riceverebbe in gestione i cinque sesti dell’area per 15 anni potendovi esercitare la propria attività. «C’è continuità tra le due amministrazioni nonostante il colore politico diverso. I soli lavori realizzati sono quelli per ottenere l’omologazione per le gare da parte della federazione motoristica italiana mentre nell’unica parte del parco rimasta sotto gestione comunale vi è una piccola area picnic lasciata marcire nell’incuria», ha commentato Tura. Tra il pubblico vi erano Maurizio Sossai e altri esponenti del motoclub che hanno difeso con forza le loro posizioni. «La pista è lì dagli anni Settanta, non ci si può accusare di aver violato leggi ambientali emanate successivamente. Inoltre chi si lamenta, come Marcon, è venuto ad abitare vicino al circuito quando questo c’era già. Inoltre con la nostra attività facciamo lavorare parecchi locali di Giavera nei giorni in cui ci sono le gare», hanno attaccato dal moto club. Di avviso contrario naturalmente gli ambientalisti. ” Non abbiamo nulla contro il motocross ma li la pista non può starci, vi sono altri posti idonei” ha replicato Tura.

DNA Rinascimenti – n° 3 – gi.9.2 – La Pedemontana nel fosso

DNA Rinascimenti – n° 2 – sa.21.1 – Epifania della Terra, 6 gennaio 2017