comunicato stampa Comitato No Pedemontana Treviso

LA REGIONE USI I SOLDI PER IL BISOGNO SOCIALE, NON PER LA PEDEMONTANA 

La crisi sociale ed economica investe anche il Veneto. Non siamo esenti dal pagare il conto della pandemia.

Non lo sono, in particolare, molte persone in difficoltà; malate, disoccupate, lavoratrici precarie e atipiche, inquiline, cassintegrate, pensionate sole. E’ prioritario un intervento sociale a diretto sostegno delle persone in stato di povertà e di bisogno a cui va erogato un reddito per vivere dignitosamente. Così come sarà fondamentale un intervento per ripartire con un passo diverso, rivolto a ciò che dà lavoro realmente necessario alla società. E’ assolutamente necessario e urgente un intervento che aumenti e migliori il servizio sanitario pubblico, diagnostico e di cura. E’ assolutamente necessario e urgente il recupero dei 5600 appartamenti pubblici sfitti in Veneto, per metterli a disposizione delle persone in difficoltà (non per venderli!). E’ assolutamente necessario e urgente un piano di tutela dal dissesto idrogeologico e di bonifica dei danni fatti in decenni di produzioni nocive; Porto Marghera e Pfas su tutte.  Il Comitato No Pedemontana è dalla parte di queste persone e di queste istanze, sociali, ambientali ed economiche. Meritano la priorità nell’azione politica e programmatoria in Veneto. Sono queste le misure da mettere nella colonna con il segno + ; esse creano inoltre molta più occupazione rispetto alle grandi opere. I soldi ci sono, e ancora una volta, con grandissime ulteriori motivazioni dettate dalla fase drammatica, chiediamo di abbandonare la realizzazione della Pedemontana. A prescindere dallo stato di avanzamento; vi è ancora, tra l’altro, la possibilità di ricollegare l’opera alla viabilità esistente e ferroviaria. L’inutilità certificata dalla Corte dei Conti con la stima di un transito di soli 15.000 veicoli al giorno è a maggior ragione avvalorata da una probabile ulteriore diminuzione. Rimane il danno ambientale delle migliaia di pozzi in falda e del passaggio a fianco al deposito gas di Bassano, del consumo di suolo e dei siti ambientali protetti che vengono pregiudicati. Ma oggi, rispetto alle numerose motivazioni che le istituzioni hanno fatto finta di non capire per anni, il discorso è molto più semplice. I 15,6 miliardi (più opere complementari), spettano ad altre questioni fondamentali. Va dato tutto il nostro sostegno e la nostra comunanza di intenti alle fasce sociali in difficoltà; ci appelliamo ad altri comitati ambientali per produrre insieme una saldatura con il bisogno sociale. Il segno meno, ora più che mai, va messo alle grandi opere e al sistema balordo che le propina.

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